giovedì 10 novembre 2011

Orfeo ed Euridice


L'opera ebbe un successo straordinario e Bertoni comunicò entusiasta a padre Martiniche l'imperatore Giuseppe II ne aveva commissionato la stampa dell'intera partitura. Il successo continuò attraverso tutta l'Europa nell'ultimo scorcio del XVIII secolo, ma l'opera fu successivamente eclissata dalla consorella gluckiana che rimase sempre in repertorio soprattutto grazie alla sua versione francese[1].
Il testo musicato è costituito dal solito libretto a lieto fine firmato da Calzabigi: la disponibilità al Teatro San Benedetto del grande tenore Giacomo David indusse però a cambiare il nome del terzo dei protagonisti, da Amore, divinità giovanile di solito interpretata da soprani in travesti, a Imene, deità di età più matura e quindi più confacente alla voce scura del tenore baritonale. La parte di Euridice fu interpretata dalsoprano Camilla Passi Sarti[1].
La rappresentazione dell'opera di Bertoni fu anche occasione di polemica da parte degli agguerriti seguaci parigini di Gluck, i quali accusarono Bertoni di plagio: in parte si trattava di una reazione nei confronti delle rivelazioni della stampa d'oltralpe secondo cui era stato invece Gluck a collocare alla fine del primo atto dell'Orfeo parigino l'aria di bravura "Sò che dal ciel discende" tratta dal Tancredi di Bertoni, fornita ovviamente di un nuovo testo ("L'espoir renaît dans mon âme"). Alla fine comunque Bertoni riconobbe candidamente i suoi debiti nei confronti di Gluck, annotando: "Gli uomini per altro di giusto e fino discernimento potranno ben conoscere la diversità nel rimanente".

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